Scoliosi

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La scoliosi è un problema piuttosto diffuso nella popolazione occidentale.

I dismorfismi della colonna vertebrale costituiscono oggetto di preoccupazione soprattutto in età pediatrica a causa delle possibili conseguenze sul corretto sviluppo dello scheletro.

L’Osteopatia lavora sulla scoliosi migliorando la mobilità delle strutture collegate alla colonna vertebrale e favorendo così una naturale armonia delle curvature del rachide.

Il metodo osteopatico garantisce un successo terapeutico statisticamente molto elevato, soprattutto nei casi in cui la struttura ossea non si è ancora deformata.

In osteopatia la scoliosi è considerata una risposta intelligente dell’organismo ad una disfunzione che può avere cause ben lontane e molto spesso risalenti al momento del parto.

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Traumi e stress posturali continui, inducono, soprattutto a livello della base cranica e del sacro delle limitazioni al corretto movimento articolare.

Questi movimenti disfunzionali di compenso si trasmettono attraverso le fasce che avvolgono sistema nervoso (fascia meningea).

Dalla fascia meningea le tensioni vengono trasmesse ai ligamenti meningo-vertebrali.

I ligamenti meningo-vertebrali condizioneranno i nuclei di ossificazione delle vertebre.

 

Scoliosi in età pediatrica

Il trattamento della scoliosi interessa in larga misura il Paziente in età pediatrica, cioè il bambino e l’adolescente.

Questo perché la scoliosi ha generalmente un andamento progressivo, con accelerazioni importanti soprattutto tra i 10 e i 15 anni, dopodiché tende a consolidarsi. A quel punto un approccio funzionale diventa molto più difficoltoso perché sono ormai in atto deformazioni anatomiche soprattutto a livello dei corpi vertebrali.

scoliosi_07Al contrario in età pediatrica il giovane Paziente risponde molto meglio alle correzioni con un grande vantaggio sia sui sintomi contingenti che, soprattutto, in prospettiva.
La percentuale di successo di un intervento osteopatico è statisticamente alta ed è direttamente proporzionale sia all’età del paziente che alla gravità della situazione.

Naturalmente in caso di gravissime deformazioni anatomiche un intervento osteopatico non è sufficiente, bisogna intervenire anche diversamente.

 

Come prevenire, rallentare e riabilitare una colonna scoliotica?

1: Il cranio e il sacro

tarozzDa un punto di vista funzionale e osteopatico la scoliosi è il risultato di meccanismi di compenso prevalentemente di tipo cranio sacrale, cioè un adattamento funzionale che interessa strutture membranose profonde.

La colonna vertebrale rimane “compressa” tra la base del cranio e il sacro e non può che adattarsi alle tensioni che si sviluppano al suo interno, a livello del canale vertebrale.

L’Osteopatia può intervenire su questo tipo di problema disponendo di tecniche in grado di ridurre le tensioni cranio sacrali e quindi migliorare il movimento interno delle fasce.

2: L’importanza dei diaframmi:diaframmi

Migliorare il movimento dei tre diaframmi dell’organismo è un importantissimo mezzo per il trattamento delle scoliosi. Il perché risiede nelle loro innumerevoli connessioni anatomiche:

Diaframma toracico:

Fermamente aderenti al diaframma toracico sono il cuore ed i polmoni, il fegato, lo stomaco, il pancreas, la milza, i surreni, i reni, il colon, ed il plesso celiaco.

Ciascun organo, nel corpo è posto in relazione ad un diaframma che esegue un movimento ritmico, come parte del meccanismo respiratorio.

Il diaframma toracico è in rapporto con le prime tre o quattro vertebre lombari attraverso due estroflessioni tendinee dette pilastri. Nel pericardio può essere individuato un tronco superiore del diaframma, fermamente aderente, che procede verso l’alto, così come la fascia che si estende dall’arco dell’aorta alla superficie anteriore dei corpi delle vertebre toraciche terza e quarta.

Diaframma cranico:

Il diaframma cranico (o tentorio del cervelletto) è un setto membranoso, che fa parte della dura madre intracranica e divide la cavità cranica in due comparti: quello superiore che contiene il cervello e quello inferiore contenente il cervelletto. E’ unito lateralmente all’apice delle rocche petrose dei temporali, agli angoli postero-inferiori dei parietali, alle creste traverse dell’occipite e alla tuberosità occipitale interna. Anteriormente è saldamente inserito sui processi clinoidei dello sfenoide. I bordi liberi del tentorio, curvi per formare lo iato attraverso il quale il tronco cerebrale  passa insieme con arterie e vene.

Il diaframma cranico è provvisto di un tronco superiore che lo collega in alto mediante la falce, ai parietali e in avanti alla crista galli dell’etmoide.

Esso, inferiormente, è in continuità con la dura madre che riveste la fossa cranica posteriore, è bene innestato intorno al foro magno e nel canale spinale si inserisce sulla seconda e terza vertebra cervicale.

Continua, dalla base cranica, sotto forma di tubo durale fino al secondo segmento sacrale; E’ questa lunga radice durale del  diaframma cranico ad essere stata definita Tendine Centrale.

Si tratta di un collegamento funzionale e strutturale non elastico e fermamente adeso supero-inferiormente tra il meccanismo cranico e quello sacrale.

Diaframma pelvico:

Il diaframma pelvico che forma il pavimento della cavità addominale è un setto muscolo-tendineo che divide la pelvi ossea in due comparti, ossia la pelvi propria superiormente e la fossa ischiorettale inferiormente. Quest’ultima è composta dal coccige, dai muscoli elevatori dell’ano  e dalle loro guaine fasciali.

La sua origine va dalla tuberosità ischiatica e dalla arcata tendinea dei muscoli circostanti la cavità pelvica alla branca montante del pube verso l’alto fino alla sinfisi pubica. L’inserzione della linea mediana si estende, anteriormente, dal quarto e quinto segmento sacrale alle prime tre vertebre, verso il punto tendineo centrale  del perineo.

Gli organi riproduttivi  sono in intima relazione  con esso, i  sistemi di escrezione  vi passano  attraverso insieme con molte fibre nervose e vascolari. E’ un sistema unico, destinato a formare sfinteri per varie strutture che lo percorrono, forte abbastanza per sostenere i contenuti addominali, ma elastico a sufficienza, allo scopo di permettere  il passaggio di un feto a termine e ritornare alla forma e alle funzioni normali immediatamente dopo.